L’EFT è scientifico?
Oggi vi voglio parlare delle implicazioni scientifiche dell’EFT. Spiegare gli effetti del tapping (termine inglese per “picchiettamento”, il modo affettuoso di chiamare l’EFT) non è sempre immediato perché ci si può trovare di fronte allo scetticismo di molte persone che vivono questa tecnica come qualche cosa di divertente e buffo, una specie di gioco, e fanno fatica a capire che si basa su studi seri supportati da evidenze sia pratiche sia scientifiche che ne provano l’efficacia.
Trattandosi di un argomento ampio, lo affronterò in diversi step, dedicando questo primo post alla componente meccanico-fisica dell’EFT, per poi passare a quella mentale e concludere con quella cognitivo-comportamentale in un terzo articolo.
L’EFT e le patologie stress-correlate
È innegabile che i ritmi di vita odierni ci sottopongano a uno stress continuo che spesso porta a malesseri diffusi, a una degenerazione della qualità di vita ma anche a vere e proprie patologie.
Stress, ansia e depressione sono spesso correlati tra loro, come pure quei sintomi fisici come mal di testa, emicranie croniche, tensioni muscolari, infiammazioni, gastriti.
L’EFT è una tecnica facilmente accessibile che può contribuire a risolvere tutti questi problemi aiutando persone che si trovano a fronteggiare problemi legati alla Sindrome Fibromialgica (FMS) o allo stress post traumatico (PTSD).
Già nel 2014, un articolo apparso sulla Review of General Psychology riportava ben 51 ricerche e articoli relativi all’EFT pubblicati su riviste scientifiche, di cui 18 supportati da studi effettuati con gruppi di controllo.
Queste applicazioni dell’EFT sono le più eclatanti, ma nella mia esperienza ho verificato quanto sia importante valutare i sintomi lievi e i risvolti psicologici che false credenze e passate esperienze si portano dietro, rendendo instabile il nostro equilibrio quotidiano.
Come può questa tecnica avere effetto su problematiche tra loro così diverse e anche di diversa gravità?
Il motivo è che l’EFT agisce, come accennavo nella premessa, contemporaneamente a livello fisico, mentale e cognitivo.
La componente meccanico-fisica dell’EFT
Una degli aspetti più evidenti dell’EFT è quello di picchiettamento ripetuto e ritmico che viene fatto su determinati punti del corpo.
Questo picchiettamento ha un duplice significato e un duplice obiettivo: provoca un’attività elettromagnetica del nostro corpo e stimola alcuni punti individuati come fondamentali dalla Medicina Tradizionale Cinese per inviare messaggi alla mente e al corpo stesso.
Il metodo prevede che si tocchino da 4 a 14 punti distribuiti tra mani, volto e tronco.
La cosa interessante da sapere è che questi punti si trovano in corrispondenza del tessuto osseo, che è un materiale che potremmo definire piezo-elettrico. Questo non vuol dire che si accende, come ci lascia immaginare questo termine, usato per i vecchi accendini. Questa caratteristica del tessuto osseo, riconosciuta dal nel 1957, fa sì che la percussione avvertita tramite il picchettamento venga trasformata in una vibrazione e a sua volta in impulso elettrico che raggiunge il nostro cervello, inviando determinati segnali.
In buona sostanza, toccando questi punti in modo ritmico si ottiene un aumento del flusso di informazioni elettriche attraverso il sistema nervoso verso determinate aree chiave del cervello. In questo modo si influenza il modo in cui il cervello elabora le informazioni che vengono fornite, portandolo a riorganizzarle e a passare da una situazione di disordine legata a un trauma più o meno grave a una situazione di maggiore ordine ed equilibrio, fino al superamento del trauma stesso.
Che cos’è un trauma
È importante a questo punto capire cos’è un trauma. Spesso infatti si pensa che solo le situazioni estreme (un lutto, un incidente, un abuso, un grande shock) possano essere considerati dei traumi.
In realtà esistono diverse tipologie di trauma e quelli sopra descritti sono più facilmente individuabili e quindi curabili. Molto più subdoli e persistenti sono i traumi con la “t” minuscola, che agiscono nel quotidiano e che spesso tendiamo a sottovalutare perché cerchiamo di rispondere a livello razionale, eliminando o sminuendo il problema. Quello che succede è che quella determinata situazione, a cui si sono associate forti emozioni negative, ha portato a un cambiamento nell’equilibrio cerebrale e questo può modificare il modo in cui il cervello reagisce a situazioni simili a quelle che ci hanno provocato quel trauma nel passato.
Facciamo un esempio: se da bambini l’insegnante ci ha sgridato di fronte alla classe mettendo in ridicolo il nostro operato, probabilmente avremo un vago ricordo conscio dell’accaduto e non lo considereremo un evento traumatico. Nel nostro subconscio invece quell’episodio ha provocato una forte emozione e ha modificato di conseguenza il modo in cui il nostro cervello reagisce a situazioni che hanno caratteristiche simili; in parole povere, ci sentiamo inadeguati ogni qual volta il nostro inconscio riconosce degli elementi riconducibili a quella vecchia esperienza.
Come interviene il picchiettamento sulla risoluzione del trauma
Attraverso gli studi sugli elettroencefalogrammi (ECG) si è osservato che di fronte a situazioni che hanno una similitudine con quella vissuta nel passato, il nostro cervello emette onde disordinate che portano a una reazione anomala e più forte sia a livello fisico che emotivo. Il trauma passato influenza cioè inconsciamente la nostra reazione spingendola verso l’eccesso senza che riusciamo a controllarla e soprattutto che siamo consapevoli del motivo per cui, in certi casi cediamo al panico, ci si stringe lo stomaco, cominciamo a sudare o si scatena la nostra emotività.
L’EFT può, grazie al picchiettamento ripetuto, disinnescare questo meccanismo, inviando impulsi elettromagnetici positivi che aiutano la normalizzazione delle onde elettromagnetiche del cervello che prima erano caotiche, come dimostrato dagli studi di Diepold e Goldstein del 2009.
Nel prossimo articolo vi parlerò di come la stimolazione sugli agopunti usati nel tapping agisca sull’amgidala e sul sistema limbico.